La Comunidad de Paz di San José de Apartadò si trova nel nord-ovest della Colombia, nella foresta. È un'area vasta senza strade, che si può percorrere solo a piedi, con muli o motociclette.
Circa 200 persone sono sparse in diversi villaggi (anche a molte ore di cammino). Un luogo meraviglioso, ma maledetto a causa della sua posizione "troppo" strategica, vicina a Panama, punto di passaggio di vari traffici (coca, armi..) fra Sud e Centro america, luogo ricchissimo di acqua e di minerali nel sottosuolo che accendono gli appetiti dell'industria idrogeologica e mineraria. Per costringere la popolazione ad andarsene, il livello di violenza in questa zona è sempre stato molto alto e, anche dopo gli accordi di pace del 2016 fra Stato colombiano e guerrriglia delle FARC, la presenza dei paramilitari continua a opprimere pesantemente la gente.
La Comunidad de Paz nel 1997 si autoproclamò territorio di nonviolenza: rifiuta non solo l'uso delle armi, ma anche la fornitura di informazioni a qualsiasi attore armato, la presenza degli stessi sul proprio territorio, l'accettazione di compensazioni per le vittime del conflitto, l'uso di alcolici, la coltivazione di colture illegali, ritenendo che la salvaguardia della vita e della sovranità della propria comunità siano le cose più importanti da difendere senza uso della violenza.
Rappresentano oggi in Colombia un esempio di società alternativa ed autonoma, nell'educazione dei loro bambini, nella gestione sanitaria, nella produzione alimentare. Sono accompagnati in ogni loro spostamento da corpi di pace internazionali (in particolare dall'Italia le "colombe" della Comunità Papa Giovanni di Rimini), osservati e supportati dalle Nazioni Unite, dall'OSA, da varie ONG internazionli, come Amnesty International e da centinaia di comuni in Europa e in Italia gemellati con loro.
Il cacao è la loro riserva economica, dal momento che quello che vendono sul mercato internazionale permette loro di avere liquidità che utilizzano per mantenere tutti i servizi che autogestiscono internamente.
“Ogni volta che piantiamo un albero di cacao, stiamo resistendo agli attori armati del nostro territorio, stiamo dicendo loro che non vogliamo che ci distruggano, che non vogliamo armi: che vogliamo alberi”.
“Vogliamo costruire vita, dove c’è stata tanta guerra, con giustizia e non con vendetta. Vogliamo costruire dignità, dove volevano toglierla e difendere il nostro territorio, perché è la vita di ciascuno di noi.”
Dalla CdP importiamo, quando ci è possibile e in collaborazione con Altromercato, le fave di cacao BIO crude che poi lavoriamo nel nostro laboratorio e in collaborazione con Ciokarrua di Modica, per farne fave tostate, granella di fave e massa di cacao.